Perché la Virtual Production rivoluzionerà le produzioni audiovisive: l’esperienza di Twiceout

Abbiamo tutti ben memorizzato nella mente gli enormi schermi verdi con cui vengono realizzati gli effetti speciali e soprattutto gli sfondi, per film, serie, fiction e per alcuni programmi televisivi. Si tratta di un paradigma utilizzato da anni dall’industria dell’intrattenimento. Gli attori in carne ed ossa girano dentro teatri dove non ci sono scenografie, se non minimali: una volta conclusa questa fase, in post produzione, viene aggiunto lo sfondo e tutti gli effetti.

Questo da un lato ha permesso di girare scene irrealizzabili (basti pensare alla trilogia del Signore degli Anelli, ma anche alla terza trilogia di Star Wars), ma dall’altra parte si riscontrano due tipi di problemi. Il primo è senza dubbio recitativo, visto che gli attori devono “immaginare” il luogo in cui saranno immersi, con il rischio di dover ripetere più volte le scene e di renderle comunque troppo “asettiche”. C’è poi la questione dei costi, che possono essere – e lo sono spesso – molto alti.

A rivoluzionare il mondo delle produzioni video è però arrivata la Virtual Production, una tecnologia che utilizza enormi ledwall come sfondi in cui viene proiettata proprio la scenografia finale. Questo sistema può venire utilizzato non solo per girare film o serie, ma anche per programmi televisivi o eventi live o near-live da condividere poi sulle piattaforme web. Questo perché la rivoluzione tecnica, come sempre, cala dall’alto. Il costo, fino a poco tempo fa sostenibile solo dalle major cinematografiche, oggi è diventato assolutamente concorrenziale, tanto da poter risparmiare, a parità di condizioni, fino al 40%. La Virtual Production consente grossi tagli alle spese proprio perché le attrezzature rimangono ferme, senza dover essere spostate nelle location.

Si parla ovviamente anche di maggiore sostenibilità, di minori sprechi, anche in post produzione. Twiceout è pioniere in questa tecnologia, già utilizzata con alcuni nostri clienti. Un ulteriore vantaggio è da “dinamicità” dello sfondo, che si adatta ai movimenti delle persone grazie alla sincronizzazione con telecamere altamente innovative. Lo scorso 8 luglio, per il bicentenario della morte del poeta inglese P.B. Shelley, abbiamo ideato e prodotto un evento virtuale per la Keats-Shelley International Association.

Per mantenere intatta l’atmosfera abbiamo creato uno studio che richiamasse struttura, colori, materiali e soprattutto sensazioni che si vivono quando si visita fisicamente la piccola casa-museo posta accanto alla scalinata di piazza di Spagna. In questo “spazio” digitale si è mosso Giuseppe Albano, il direttore del museo, che ha poi avviato una tavola rotonda, anche questa virtuale, in cui hanno interagito la dott.ssa Serena Baiesi, la professoressa Nora Crook, la dott.ssa Mathelinda Nagubodi, il professor Andrew Stauffer e il professor Fernando Valverde. La discussione è stata moderata dal professor Neil Fraistat, dalla dott.ssa Anna Mercer e lo stesso Albano.

Sfruttando la tecnologia abbiamo evitato costosi spostamenti per i partecipanti, realizzando comunque una tavola rotonda altamente realistica, immergendo i partecipanti e altri oggetti reali in ambienti dinamici, sincronizzando i movimenti tra la telecamera e le immagini visualizzate. Si tratta di uno spazio 3d dove è possibile effettuare cambi di inquadratura, ingrandendo sui particolari, ricreando un vero e proprio studio televisivo interamente virtuale.

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